Metti una sera di autunno

Racconto breve, malconcio e sgrammaticato. Solo se avete 10 minuti da buttare via.

metti una sera d'autunnoMetti una sera di autunno, grigia come le ciminiere delle fabbriche inglesi.
Non piove e l’idea è di uscire, dopo una giornata come questa, fare due passi mi servirà. E poi per domani devo andare in pasticceria a prendere una torta per mia mamma che compie gli anni. Sono settantatre anni. Di cui trentasette da quando ci son io. Quanta pazienza.

Cosi’ senza saper ne leggere ne scrivere, indosso il mio vecchio giubbotto antivento, che mi ha sempre tenuto caldo e al riparo nelle mie passeggiate solitarie in montagna. Il grigio del cielo sembra sopraffare il resto della terra, tutto è scomparso, le alte cime dolomitiche che di solito imperano su Feltre, sono irrimediabilmente cancellate.

Percorro la via principale, non è freddo stasera. E poi, dopo questo ultimo weekend passato a farmi trasfondere quattro sacche di sangue nuovo, penso che il mio corpo sia pronto per affrontare questa settimana con queste bizze atmosferiche. Penso anche a tutte le altre trasfusioni e a tutte le iniezioni di EPO che mi sono fatto in 2 mesi e mezzo. Incredibile come in pochi mesi, la vita cambi. Visite, accertamenti, una nuova terapia d’urto per il mio povero fegato. C’e’ l’epatite C da debellare. Finalmente, si. Ma a che prezzo. Un’evoluzione veloce, troppo veloce per essere assorbita in cosi poco tempo. Come la gastroscopia di stamattina.
O come il tempo, che cambia repentinamente. Sento le prime goccie di pioggia che cadono sopra la mia pelata. Si, c’e’ ancora qualche pelo, ma non basta per essere idrorepellente. Cosi’ mi metto il cappuccio e raggiungo la pasticceria. Ovviamente chiusa. E piove ormai a dirotto.
MI infilo in un cunicolo e accendo il cellulare, internet santo che ci salvi all’ultimo momento. Decido di fare da me la torta. Una crostata, semplice. Ma devo andare al supermercato per acquistare gli ingredienti. Meglio, cosi’ ho l’occasione di fare due passi sotto la pioggia, come i vecchi tempi in cui mi preparavo per il Cammino di Santiago.
La gente mi guarda, strano vedere gente che gira senza ombrello volutamente.
Perchè lo si percepisce dagli sguardi, quando ti squadrano e si chiedono quanto sia strano.
Ma a me piace, e ricambio le occhiate di alcune belle ragazze che si stringono freddolose sotto i loro ombrellini fashion. Che sciocco sono.

La pioggia intanto fa il suo dovere, lava i pensieri e i jeans si inzuppano un pò, dopo mesi di inattività alcuni muscoli si fanno sentire. Ma il calore ormai si sta propagando da dentro, non ho paura.
Arrivo al supermercato, acquisto farina, burro, marmellata. Dovrebbe bastare, lo zucchero e le uova le ho già. O no? Non ricordo. Ma mi viene in mente un altro ricordo. Domani compie gli anni mia mamma, certo. E io in questo mese faccio 20anni dalla prima emodialisi, nello stesso ospedale, stesso reparto.
Tanti anni dopo sono ancora qui, a pensare alla vita, a come potrebbe essere se io fossi restato in salute. Se mia mamma fosse rimasta in salute.
Ma non serve, questo ricordo. La vita va vissuta per quel che arriva, a volte è bello, a volte no.
L’unica cosa che spero ora, è di avere davvero le uova e lo zucchero a casa, altrimenti dovrò tornare a prenderle.

Metti una sera di Autunno . Mirko 14 10 15