Oro dopo il doppio trapianto

Doppio trapianto: brilla l’oro di Monia

L’atleta di Zero Branco ha centrato il bersaglio ai campionati europei nella gara dei 100 metri: «Lo sport aiuta a guarire»

di Rubina Bon

ZERO BRANCO. La medaglia d’oro al collo non è solo l’emblema più alto del successo sportivo, quello per cui ci si è allenati e sacrificati. Per Monia Cardin, impiegata di 44 anni, è il simbolo della doppia vittoria contro la malattia. Dopo due trapianti di rene, l’ultimo dei quali subìto sedici mesi fa all’ospedale di Padova, l’atleta di Zero Branco ha trionfato giovedì sui 100 metri ai Campionati Europei per trapiantati e dializzati a Cracovia, in Polonia. Un successo che va davvero oltre l’impresa in pista per la sportiva trevigiana alla sua prima partecipazione a una competizione di livello internazionale. «Lo sport è vita, se ne rendano conto anche i medici. È indispensabile per il recupero al pari delle medicine», racconta la neo campionessa europea di categoria, raggiunta al telefono nella terra di Papa Giovanni Paolo II mentre in pullman sta andando alla serata di gala per la chiusura della manifestazione, che si è svolta dal 16 agosto a oggi, a cui hanno partecipato 356 atleti nelle discipline più diverse. La pattuglia azzurra era formata da 24 persone, quasi una trentina le medaglie conquistate. Giovedì sui 100 metri il cronometro per Monia Cardin, nata e cresciuta a Fagarè della Battaglia ma ora residente a Zero Branco, si è fermato sui 17 secondi e 44 centesimi. «E ho vinto contro atlete più giovani di me», sottolinea con una giusta punta d’orgoglio la medaglia d’oro trevigiana. Meno bene è andata ieri mattina sui 200 metri: la sfida era contro ragazze di 18 anni, davvero troppo giovani: Monia è rimasta fuori dal podio. Ma poco importa, perché a Zero Branco l’atleta ritorna con la medaglia d’oro, proprio quella che sognava quand’è partita per la spedizione a Cracovia. Una sfida vinta anche contro i seri guai fisici: vent’anni fa il primo trapianto di rene, il donatore era stato il padre dell’atleta. Ma diciotto anni dopo l’intervento, vari problemi avevano costretto i medici a decidere per un trapianto-bis. Questa volta il donatore è stato il marito di Monia. Era il 28 marzo 2013, per la seconda volta il futuro della trevigiana dipendeva dal trapianto. E per la seconda volta, Monia ce l’ha fatta. «Ho conosciuto l’Aned, l’associazione nazionale dializzati e trapiantati. Avevo da sempre fatto sport, non mi sono mai fermata e proprio questo mi ha aiutato a tornare in forma subito dopo il trapianto. Con il mio trainer Stefano Napoli abbiamo preparato i campionati», prosegue la sportiva zerotina.

Gli allenamenti? C’è il lavoro in palestra, a Quinto, e l’attività in pista, al pari di un qualsiasi altro atleta. «Non ci sono limitazioni per noi sportivi trapiantati, certo le forze fisiche mancano un po’», conclude la neo campionessa, «Ma in buona parte è questione di volontà. Bisogna crederci. Lo sport aiuta a guarire».

23 agosto 2014 – La tribuna di Treviso